Fin dalla nascita veniamo bombardati da slogan sul latte – fa bene alle ossa; ci fa crescere forti e sani; è l’alimento puro per eccellenza… – mentre alla tivù ci propinano immagini di mucche felici, al fianco dei loro vitellini.
Peccato che la realtà sia completamente diversa, visto che bere latte non è naturale né necessario.
Se vi va, di seguito trovate almeno 5 buoni motivi per cui smettere di bere latte, tratti da un libro che ho letto di recente, davvero ben fatto per come è scritto e per la quantità di dati scientifici con cui è documentato. Si tratta di Il libro nero del latte – i 10 falsi miti che ci fanno bere, di Elise Desaulniers, edito da Sonda (edizione italiana a cura di Elisa Mondo).
L’autrice analizza il ruolo dell’industria lattiero-casearia nell’economia agricola occidentale, smontando uno per uno i falsi miti sul latte: dai suoi presunti benefici sulla salute al ‘benessere’ dei bovini in allevamento; dai metodi di produzione ‘rispettosi’ dell’ambiente alla ‘necessità’ del nostro organismo di consumare latticini.
In realtà il consumo di latte non è affatto naturale, normale o necessario… nel libro troviamo tanti dati scientifici e recenti studi che lo dimostrano. Consiglio di leggerlo a tutti, vegani e non, per approfondire le motivazioni dietro a quella che per alcuni rappresenta una scelta etica e per altri di salute o entrambe, per una maggiore consapevolezza. Pur essendo un testo scientifico è molto scorrevole e adatto a chiunque!
Di seguito trovate 5 dei 10 falsi miti di cui parla Elise Desaulniers negli altrettanti capitoli del libro:
1 – il latte di mucca non è un alimento naturale per l’uomo. Piuttosto, bere latte è naturale per il neonato, che beve il latte della sua mamma. Questo accade in natura. A partire dallo svezzamento l’uomo perde l’enzima lattasi, necessario a digerire il latte, proprio perché non ha più bisogno di tale alimento. In tutto il mondo, gli adulti che riescono a digerire latte sono una minoranza: bere latte di mucca è quindi un’eccezione alla regola;
2 – il latte non è essenziale per assumere calcio. Nessun altro animale a parte l’uomo beve latte di un’altra specie. Lo scimpanzé ad esempio, che condivide il 99% del nostro stesso codice genetico, dallo svezzamento in poi non beve più latte. Eppure il suo scheletro è tutt’altro che fragilino, non trovate? Recentemente (2016) una sentenza dell’Istituto di autodisciplina pubblicitaria ha messo al bando una pubblicità ingannevole, finanziata dal Ministero delle Politiche Agricole Alimentari e Forestali, in cui veniva detto che il latte è ‘fondamentale’ e ‘indispensabile’. La sentenza del Giurì afferma invece che ‘l’apporto proteico e di nutrienti fornito dal latte può essere sostituito senza inconvenienti da altri cibi non di origine animale’, dando ragione alla LAV, da cui è partita la richiesta di bloccare questo spot pubblicitario… Nel libro troverete tanti esempi di pubblicità come questa, che hanno contribuito a creare una ‘cultura’ del latte ancora difficile da sradicare… inoltre sono presenti delle tabelle degli alimenti vegetali che contengono naturalmente calcio;
3 – il latte contiene ormoni, allergeni, casomorfine, pesticidi, grassi saturi e colesterolo, sostanze che, secondo gli esperti, sono correlate all’aumento di determinate patologie. Non si tratta di tesi complottiste, ma di studi scientifici ampiamente dimostrati;
4 – le mucche non sono nate per produrre latte per l’uomo. Lo fanno perché le obblighiamo a farlo: vengono inseminate artificialmente e poi vengono loro sottratti i vitelli alla nascita, che cresceranno lontani dal calore della loro mamma, destinati a una fine atroce. Questa separazione è fonte di sofferenza per entrambi. Il cucciolo piange disperato e questo stress può provocare danni al sistema immunitario portando a malattie e in alcuni casi alla morte. Le madri sono capaci di chiamare il proprio cucciolo anche per giorni interi dopo la separazione. In natura, i vitellini prenderebbero il latte della loro mamma fino a 6-9 mesi. Le mucche in natura vivrebbero intorno a 10-15 anni, mentre negli allevamenti arrivano al massimo a 5 anni, quando, ormai sfinite, diventano carne macinata.
Sui cartoni del latte appaiono cieli blu e prati verdi in cui e mucche pascolano felici, insieme ai vitellini. La realtà è ben diversa. Nei pascoli non ci sono mucche. Anzi, non ci sono neanche pascoli, se non rarissimi casi. Ci sono piuttosto campi coltivati a cereali che vanno a nutrire mucche e altri animali chiusi nelle stalle. Lontani dai nostri occhi. Così, il processo di rimozione è più facile. Occhio non vede…
5 – l’impatto ambientale degli allevamenti, siano essi destinati alla produzione di formaggi o di carne, è devastante. Parliamo tanto di riscaldamento climatico, ci lamentiamo, eppure un modo per fare ciascuno la differenza ci sarebbe. A partire dalle proprie scelte quotidiane, come smettere di mangiare derivati animali. L’industria casearia non è sostenibile.
Il libro di Elise Desaulniers è dedicato a una mucca, conosciuta durante una fiera del bestiame. Una bellezza bruna dagli occhi scuri e dalle ciglia delicate. Una schiava finita a una fiera perché l’industria vuole convincerci della necessità e dei vantaggi di bere latte; una mucca finita lì perché vogliamo ignorare che il suo formaggio contribuisce in modo significativo al riscaldamento globale; perché i produttori lattiero-caseari investono in pubblicità che vogliono farci amare il suo latte e il suo formaggio; perché ci fa comodo sfruttarle e snaturarle, privarle della loro libertà, dei loro diritti.
Sul mio blog trovate tante ricette senza latte. Sostituirlo è semplice!!
Come?
Negli smoothie, oppure nei cereali a colazione, ma anche nei dolci, uso latte di mandorla oppure di riso, naturalmente dolci. Oltretutto sono facilissimi da autoprodurre… mi piace molto anche il latte di avena, oppure di sesamo germogliato. Il latte di soia è perfetto per autoprodurre lo yogurt di soia.
(il mio oatmeal mattutino: fiocchi di avena, latte di riso, cannella, uvette e granella di pistacchi)
E per i formaggi? Sulla pasta, al posto del grana, si possono usare mandorle frullate con un po’ di sale integrale e un pizzico di curcuma (facoltativa, per dare il colore giallino); per fare la ‘crosticina’ sulle lasagne al forno o sulle polpette, si possono cospargere con pangrattato oppure con farina di mais; per preparare la besciamella si può usare un qualunque latte vegetale, per esempio io mi trovo benissimo con quello di riso, cui aggiungo farina di riso (per una versione gluten free), noce moscata, sale e pepe; per guarnire la pizza, al posto della mozzarella esistono ormai tante varianti vegetali in commercio; al posto del burro nei dolci è possibile usare l’olio, oppure burro vegetale di mandorle o di sesamo, oltretutto facili da autoprodurre…
Insomma, le varianti esistono e non sono più introvabili come un tempo. Ormai anche nella grande distribuzione troviamo tanti prodotti vegetali di buona qualità a prezzi accessibili, senza dover per forza fare la spesa in negozi bio dove 1 lenticchia costa 1 euro…
Questi prodotti industriali tuttavia non sono necessari per essere vegani. Io sono vegana da tempo, e i ‘formaggi’ vegetali rappresentano per me uno sfizio sporadico. Non abbiamo bisogno di questi prodotti industriali per vivere.
La mia alimentazione si basa su cereali (meglio se integrali), frutta (meglio se di stagione), verdura (meglio se di stagione), legumi, semi.
I formaggi vegetali li consumo forse una volta al mese. Ne esistono di varie marche e non tutti mi piacciono… ma alcuni sono anche molto buoni! Il mio consiglio è di provarne diversi e di non partire dal tofu se siete completamente a digiuno di alternative vegetali. Il tofu infatti non sa di nulla e va insaporito… è un prodotto molto versatile che ha tanti pregi, ma se è il vostro primo approccio al mondo veg non lo consiglio 🙂
Se qualcuno tra voi, cari aficionados, è intenzionato a eliminare latte e latticini e ha dubbi per preparare delle ricette, scrivetemi pure! Rispondo sempre 😉 labalenavolante@gmail.com