Ho ‘conosciuto’ Erin tramite il suo account Instagram, Read Tea Leaves e mi hanno subito incuriosito gli scatti del suo mini appartamento di 46 metri quadri, a New York, dove vivono in 5 (!). Di fianco al grande letto matrimoniale infatti, si trova il tavolo dove Erin e suo marito mangiano insieme ai tre figli, e dove i piccoli svolgono i compiti e i grandi lavorano.
Nulla di ciò che si vede ha l’aria di essere ‘decorativo’, piuttosto ogni cosa è funzionale ed essenziale, in accordo con il suo approccio minimalista alla vita.
Quando ho preso il suo libro, Simple Matters, sono rimasta piacevolmente sorpresa perché non mi sono trovata davanti l’ennesimo libro ‘teorico’ sul minimalismo, ma un percorso di vita, in cui si percepisce innanzitutto l’autenticità del messaggio e delle esperienze che hanno portato Erin a diventare un punto di riferimento per moltissime persone che hanno deciso di approcciare questo stile di vita.
Uno dei motti di Erin è ‘living small‘, ovvero l’idea che ‘vivere in piccolo’ è vantaggioso e accessibile per tutti noi. Questo approccio è innanzitutto frutto della necessità; il racconto degli inizi della convivenza con James sottolinea le difficoltà a raggiungere l’indipendenza economica, e a doversi adattare a case minuscole. Questo ha portato i due ad imparare a vivere con poco, consumando meno, facendo acquisti più ponderati e buttando meno. Strada facendo i due si sono resi conto che in questo modo liberavano spazio e tempo per ciò che ha davvero importanza e che vivere in modo semplice, più che scelte economiche o estetiche, richiede atti consapevoli.
Ciò non vuol dire che sia semplice. Arginare la marea di cose che entrano in una casa può essere una sfida anche per una minimalista come Erin Boyle.
In realtà avere un legame con gli oggetti materiali non è sbagliato in sè. Ma le nostre case sono piene zeppe di cose che non usiamo o che nemmeno ci servono. Quando si hanno troppe cose inoltre è più probabile finire per accumularne altre, e in questo modo ci dimentichiamo di ciò che abbiamo.
Il metodo proposto da Erin è eliminare ciò che non funziona. Nel senso che gli oggetti nelle nostre case dovrebbero guadagnarsi il loro posto. In altre parole, dovrebbero essere belle, o portarci gioia o aiutarci nella nostra quotidianità.
Tra i punti di forza di questa guida su come organizzare gli spazi secondo un approccio minimalista:
– ho apprezzato l’idea di decluttering come un ‘processo’, qualcosa che richiede tempo. Per quanto mi riguarda, non mi sento a mio agio con l’idea di sbarazzarsi di ciò che non ci serve dall’oggi al domani… credo che anche in un’ottica ‘zero waste’, decidere dove collocare al meglio gli oggetti di cui non abbiamo bisogno richieda tempo.
– Ho trovato una miniera di consigli pratici, dalle ricette per autoprodurre i pochi detersivi di cui abbiamo bisogno per le pulizie domestiche, a una preziosa guida al guardaroba minimalista (scegliere una palette di colori; selezionare pochi capi base da poter mixare tra loro; come scegliere i nuovi acquisti; come prendersi cura dei propri capi) alle ricette beauty…
– E’ un libro molto denso e piacevole al tempo stesso, perché la scrittura di Erin è così, ti catapulta nel suo appartamentino di New York, invitandoti a sederti al suo tavolo con una tazza di tè, mentre ti racconta della sua vita e delle sue scelte con entusiasmo e autenticità tali che staresti ore a perderti fra i suoi racconti di vita…
Pochi i ‘contro’ di questa guida su come organizzare gli spazi secondo un approccio minimalista: purtroppo al momento il libro è disponibile solo in inglese
E voi lo avete letto? Cosa vi ha colpito?
Se vi interessa un altro libro sul minimalismo, date un occhio a questo che ho recensito poco tempo fa 🙂